domenica 5 ottobre 2008

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Il Grande Crash - 2^ Puntata


II Grande Crash



2^ Puntata








Queste persone che facevano parte del ceto di media borghesia, coloro che nel corso degli anni '20 avevano sostenuto la domanda di beni di consumo durevole e che soprattutto avevano investito i propri risparmi in borsa, divennero i più colpiti da questa crisi e coloro che c ontribuirono ad innescare la crisi di liquidità dovuta alle vendite di azioni dovute al panico ed al ritiro dei loro risparmi depositati nelle banche, causando una crisi di liquidità di enormi dimensioni che generò la crisi di molte banche che fallirono, mettendo a loro volta in difficoltà molte società delle quali sino a poco tempo fa queste persone erano loro azioniste! La loro uscita dal mercato indebolì così le industrie che producevano i beni di consumo specialmente quelli durevoli, tipo automobilistico, che negli anni precedenti avevano conosciuto il boom economico, le quali si trovarono costrette a ridurre gli ordini di materiali ad altre industrie che operavano negli stessi settori, innescando così una crisi a catena che costrinse alcune a ridurre personale e salari, altre a chiudere i battenti, provocando così una contrazione anche in altri settori di beni di consumo e di primaria necessità come quelli agricoli ! (E' così difficile trovare analogie con i nostri giorni? E' così difficile trovare insegnamenti dal passato?.....)








«Le banche avevano ritirato improvvisamente dal mercato diciottomila milioni di dollari, cancellando le aperture di credito e chiedendone la restituzione »
Dichiarazioni dell'8 febbraio 1928 di Emile Moreau, Governatore della Banca di Francia





Nei cinque anni che precedettero il crollo, il Dow Jones (DJIA "Dow Jones Industrial Average") vide aumentare di cinque volte il propria quotazione. Il 3 settembre 1929 l'indice segnò il suo picco massimo a 381,17 .


Da questo massimo i prezzi iniziarono un lungo ed inesorabile declino !




Cronologia degli eventi




Martedì 22 Ottobre, a inizio seduta, quella "frangia scrollata di dosso" del giorno prima, aveva già allarmato alcuni speculatori che iniziarono a vendere. Intervenne allora Charles Mitchell della Federal Reserve (già citato nella prima puntata), che con un gruppo di banchieri decise di intervenire per frenare il ribasso acquistando alcuni corposi pacchetti per sostenere i corsi. L'allarme a fine seduta sembrava cessato.




Ma la mattina dopo, mercoledì 23 ottobre, i primi a vendere furono alcuni operatori; quelli che operavano con i margin. Per non correre ulteriori rischi, cercavano di affrettarsi a incassare, correvano a vendere a rotta di collo per colmare l'enorme differenza che si andava creando di ora in ora fra il valore delle azioni comprate allo scoperto nei giorni precedenti (ancora da saldare) e la quotazione sempre più bassa del titolo che la telescrivente senza pietà registrava.



A fine seduta qualcuno già ci aveva rimesso le penne, e nemmeno un miracolo sarebbe riuscito a tappare tutti i buchi di quel grande colabrodo che loro stessi con tanta disinvoltura avevano creato. Ma fuori, pochi ancora sapevano del dramma che stava per compiersi. La notizia iniziò a diffondersi, molti non dormirono la notte passando a fare concitate telefonate (New York nel 1929 contava già 1.702.889 telefoni - 6 volte l'intera Italia). E chi possedeva azioni aveva anche il telefono, che quella notte diventò rovente.


24 Ottobre - IL GIOVEDI' NERO



Prima dell'apertura, ora molti sapevano, la notizia si era diffusa per tutta New York. Al mattino davanti alla Borsa si era radunata un gran rumorosa folla. Vera o falsa qualcuno sparse la voce che nella notte si erano già suicidati undici noti speculatori. Inizia il panico, la ressa, il timore di restare con un pugno di mosche in mano, inizia la psicosi della rovina.

"A metà mattinata c'era già il caos, dopo aver segnato un punto del non ritorno, si tocca il punto di collasso. Nell'aula della Borsa gli agenti cadevano in deliquio; altri uscivano dal palazzo urlando come presi da pazzia, mentre fuori, in Wall Street, la folla dei piccoli speculatori faceva ressa piangendo e gridando ad ogni notizia che segnava il polverizzarsi di patrimoni. Il panico dei finanzieri era diventato isterismo e cupe tragedie spirituali seguivano alle tragedie materiali" (Ib.CorSera)




 Il vocio di migliaia di persone davanti alla borsa era ormai diventato un chiasso assordante. Ma ad un tratto scese un silenzio tombale dall'alto, infatti, tutti si misero a guardare in su. Dal tetto di un palazzo di fronte di dieci piani, si sporgeva un uomo; un altro suicidio? un'altra tragedia? un altro agente rovinato? Attimi di gelo nelle vene. Ma era semplicemente un carpentiere che dal tetto dove lavorava si era affacciato per curiosità nel sentire sotto tutto quel baccano. La psicosi del dramma aveva fatto il resto.
Quel giorno venne scambiato il numero record di 12,9 milioni di azioni !



Ma il brutto doveva ancora accadere.......


Giovedì 24 passò alla storia come il giorno del Grande Crash di Wall Street, ma è la giornata di martedi 29 ottobre che fu infausto, ed a distanza di anni gli economisti di cui premi Nobel come Paul Samuelson, preferiscono datare il collasso della Borsa in questo giorno.




Anche se gli economisti non sono d'accordo sul cavillo cronologico, sono tutti d'accordo nel sostenere che dal 24 al 29 ottobre 1929 il più grave disastro finanziario della storia si poteva evitare. Economisti e politici approfondendo gli studi, additano i grandi cinici banchieri corresponsabili, se non proprio i colpevoli, del crack; e questo per la politica del credito facile da essi perseguita nei confronti della speculazione (8,5 miliardi di dollari prestati agli speculatori, ricavandoci ovviamente sempre congrui interessi; che sembravano da usurai, ma dagli speculatori accettati con imperturbabilità visto che compravano i titoli e pagavano con il margin solo il 10% ma che poi vendevano dopo poche ore al 100 per cento, per ricomprare con questi altri dieci stock di azioni sempre al 10%). Le voci più assurde e improbabili su certe company da tempo in crisi o addirittura fantasma, trovavano tuttavia sempre credito nei "polli" da spennare.


Ma dopo la mattinata nera del 24, i grandi banchieri cominciarono ad avere paura, i crediti rischiavano di essere inesigibili.


Decisero così di intervenire !





25 ottobre - VENERDI'


negli uffici della Morgan Company al numero 25 di Wall Street, alle 12 in punto, si riunirono i luminari del mondo bancario per trovare una soluzione al panico e al caos nella sala contrattazioni. L'incontro comprendeva Thomas W. Lamont, capo della Morgan Bank; Albert Wiggin, capo della Chase National Bank; e Charles Mitchell, presidente della National City Bank. Essi scelsero Richard Whitney, vice presidente dell'Exchange, perché agisse in loro vece. Con le risorse finanziarie dei banchieri alle sue spalle, Whitney fece un'offerta di acquisto di un grosso blocco di azioni della U.S. Steel a un prezzo ben al di sopra di quello di mercato. Mentre i commercianti stupiti stavano a guardare, Whitney pose offerte simili su altre azioni "blue chip". Questa tattica era simile a quella che concluse il panico del 1907 e riuscì a fermare la caduta di quel giorno. In questo caso, tuttavia, la tregua fu solo temporanea in quanto quel giorno il Dow Jones chiuse sulla parità. Alla stampa che era in attesa fuori fù rilasciato un comunicato da T. Lamont con il quale si assicurava che i banchieri avevano deciso di intervenire per riequilibrare il mercato "il cui ribasso -disse- è solo dovuto a condizioni tecniche".... "è solo un vuoto d'aria che ha incontrato il mercato".




Ma nessuno comunica con quanto capitale i banchieri sarebbero intervenuti per salvare i corsi. Ci sono solo voci contrastanti, chi parla di 20-30 milioni di dollari, chi di 240 milioni.

Tuttavia la fiducia ricompare quando teatralmente (come messaggero del salvataggio) il remisier della banca Morgan, Whitney (che tutti in borsa conoscono) entra spavaldo nel salone delle contrattazioni, e inizia a piazzare ordini di acquisto nelle varie coirbelles. Contrariamente al regolamento degli operatori, platealmente fa ad ogni acquisto una sceneggiata, indicando senza riserbo i titoli e la quantità, in modo che tutti sentono e vedono.

Comunque la messinscena funzionò. Uscito Whitney, continuarono i suoi tori, i rialzisti, che calmarono le acque per qualche ora, ma alla chiusura del pomeriggio e anche il giorno dopo (venerdì 25) i salvataggi furono pochi e qualche milione di azioni trovarono altri "vuoti d'aria". Il sabato 26 mattina (allora si apriva il sabato, ma fino a mezzogiorno) la situazione era altrettanto inquieta anche se il N.Y.Times, ribaltando il punto di vista dei giorni precedenti, scriveva quanto abbiamo citato all'inizio ("le ns. potenti banche sono pronte, ed impediranno il panico"). A mezzogiorno la chiusura fu sotto l'insegna di una grande incertezza. Molti si chiesero se era stato obiettivo e sincero il N.Y. Times.



28 ottobre - LUNEDI'

Alla riapertura della Borsa proprio il N.Y. Times perde 49 punti. Sembrò una beffa, aveva parlato bene dei salvatori e intanto questi lo lasciavano affogare in un mare di svendite, e non era il solo, infatti su tutto il salone era ripiombata la tempesta. C'erano ag enti che mettevano in vendita stock di 10-50.000 azioni al colpo. Volarono via 9.250.000 azioni.

Si riunirono nuovamente i "salvatori", ma l'esito dell'incontro fu disastroso....per la Borsa, ma non per i grandi 'banchieri'.
Il comunicato diffuso affermava che "non era loro compito sostenere i livelli dei prezzi" che "potevano contribuire a rendere ordinato lo svolgimento del mercato", e "assicurare che l'offerta trovi una controparte a un qualsiasi livello di prezzo". Liquidarono così la loro posizione.

Il consorzio rinunciava a svolgere il compito che pochi giorni prima si era impegnato ad assolvere: di sostenere la quota azionaria. E si offriva - quando lo riteneva opportuno- di acquistare per quattro soldi i pacchi di titoli che più nessuno comprava ma che tutti vendevano, sempre più a meno.







I banchieri avevano così deciso di non far salire le azioni ma, semmai aspettando come corvi, di giocare al ribasso. Loro erano i primi a sapere che tutta la borsa era un pallone gonfiato, anche perchè l'aria per gonfiarla l'avevano fornita proprio loro.




Fine prima parte


Arrivederci alla prossima puntata


Zio Romolo




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